L'arroganza epistemica è scandagliata in lungo ed in largo in questa parte del libro, che, tra l'altro, è ricca di molti succosi aneddoti. Riporto alcune considerazioni in margine ad un aneddoto sperando che facciano venire voglia di leggere il libro:
"Quando si è un dipendente, ossia si dipende dal giudizio altrui, sembrare indaffarati può aiutare a rivendicare la responsabilità dei risultati ottenuti in un ambiente casuale. Tale apparenza rafforza la percezione della casualità, del legame tra i risultati e il ruolo della persona che li ha ottenuti. Ciò, naturalmente, vale anche di più per gli amministratori delegati delle grandi aziende che hanno bisogno di strombazzare un legame tra la loro «presenza» e «leadership» e i risultati aziendali. Non conosco alcuno studio che dimostri l'utilità del tempo che queste persone investono in conversazioni o nell'assimilazione di informazioni banali, e d'altronde non molti autori hanno avuto il fegato di mettere in dubbio l'importanza del ruolo dell'amministratore delegato nel successo di un'azienda."Pensando alle polemiche di questi ultimi mesi sugli stipendi dei top manager c'è di che riflettere.