giovedì 24 febbraio 2011

Nord Africa: un altro Cigno Nero?

Era prevedibile la rivoluzione che da settimane infiamma il nord Africa e parte del mondo arabo? Le fiamme divampate in Tunisia, estesesi all'Algeria, all'Egitto, allo Yemen e in maniera più tragica di tutte alla Libia erano prevedibili? Si potevano prevedere le reazioni della popolazione tunisina al gesto disperato di un ambulante che non ce la fa più e si dà fuoco con la benzina? Le notizie dicono che era il secondo, un altro aveva fatto lo stesso a nello scorso dicembre. Era prevedibile che la pira umana potesse incendiare mezzo continente?
Sì, come i terremoti era prevedibile: solo il tempo in cui questo sarebbe avvenuto era incerto. Ma la cosa era terribilmente prevedibile. Solo un miope conservatorismo e la volontà di non cedere mai, neanche di fronte all'evidenza, ha spinto i governi a sparare contro i manifestanti, in Libia anche con gli aerei. Solo questa miopia conservatrice poteva far pensare che si può governare in eterno senza cambiamenti, che il mondo là fuori, quello del popolo, quello della gente comune può cambiare ma che l'arte del governo può andare avanti per quarant'anni indefessa nello stesso modo. Ma quello che è successo in Ungheria nel 1956 e in Cecoslovacchia nel 1968 non è forse la stessa cosa? Cosa cercavano i rivoltosi in quelle occasioni? Pane? Libertà? Forse una cosa non esclude l'altra.
Quello che colpisce è, in questi giorni, la totale assenza di strategie di risposta da parte delle democrazie occidentali (Europa e USA. Vuol dire che non ci hanno pensato? Probabilmente l'interesse economico in quelle zone era talmente elevato che non si riusciva a pensare ad una situazione come quella attuale. Arroganza epistemica? Eventi estremi? Sì, ma vista l'importanza dell'area, andavano contemplati. Come spesso accade il cigno è bianco o nero. Dipende dagli occhi che guardano.