sabato 19 marzo 2011

Disastro Giappone: improbabile non vuol dire impossibile.

Qual è la probabilità di un terremoto come quello che ha devastato il Giappone la scorsa settimana? Difficile da dire in termini esatti. Facile capire, invece, che un rischio elevato di terremoto c'è, tanti e tali sono i terremoti in Giappone, anche molto forti, che non è possibile sottovalutare la possibilità che ne capiti uno forte, fortissimo, devastante, come quello dell'11 marzo.
Mappa del rischio sismico mondiale (fonte: http://www.seismo.ethz.ch/static/gshap/)


Forse improbabile, ma non impossibile: evento raro, ma con conseguenze devastantissime. Insomma un Cigno Nero, come l'eruzione spettacolare dell'impronunciabile vulcano islandese che lo scorso anno gettò nel caos la circolazione aerea europea per quasi due settimane.
Certo era, dopo la scossa di terremoto, lo tsunami che dopo alcuni minuti ha investito la costa, così come certi erano, data la dimensione dello tsunami i danni che si sarebbero avuti alla centrale nucleare di Fukushima. Così certi, che nessuno li aveva mai previsti, né calcolati.
Del resto, quando non si mette in conto un evento, non si mettono in conto anche le conseguenze; un terremoto di 9.0 gradi della scala Richter, era improbabilissimo. Perché perdere tempo a calcolare le eventualissime conseguenze? Uno tsunami? Sicuramente ci sarebbe, se ci fosse un terremoto di una magnitudo così grande. Ma.... meglio non pensarci, è impossibile, almeno improbabile. Proprio qui sta la causa del disastro: confondere l'improbabile con l'impossibile. La confusione si fa soprattutto laddove la probabiltà è difficilmente stimabile: la difficoltà nello stimare una probabilità intuitivamente molto bassa fa desistere dal proseguire le ricerche e gli studi e viene più facile approssimare nasometricamente a zero tale probabilità. Una volta fatto questo passaggio l'improbabile diventa impossibile. Almeno sulla carta.  

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