lunedì 29 novembre 2010

Debito Pubblico Italiano: come andrà a finire?


Ecco il contatore, gentilmente fornito dall'istituto Bruno Leoni, che conta, in tempo reale, l'incremento del debito pubblico italiano. In realtà è una stima spalmata linearmente sul tempo che scorre inesorabile basata sui rendiconti che mensilmente vengono pubblicati sull'argomento. Per maggiori dettagli basta cliccare sull'immagine.
Da decenni il DPI è un problema: dopo le spese allegre da fine anni  '70 ai primissimi '90, il problema si è incancrenito e non si è riuscito a risolverlo. Decenni di privatizzazioni, fatte più o meno bene, sono state vendute all'italica opinione pubblica come necessarie operazioni di rientro del debito pubblico. Il passaggio da un'economia "mista"  dove settore pubblico e settore privato convivevano ad una economia di mercato non è, di fatto, mai stata valutata dal popolo, perché non è mai stata proposta in termini chiari. Si è solo sottolineata la necessità di fare le privatizzazioni come passaggio obbligato verso un rientro imposto dai trattati internazionali.
In realtà, nessuno, in Italia, ha mai creduto ideologicamente al fatto che le privatizzazioni fossero necessarie per ottenere più mercato, più concorrenza e quindi migliori servizi e migliori prezzi per l'utenza, ah scusate..., per la clientela finale. Tutta la classe politica ha sempre visto nelle privatizzazioni una perdita di potere e ha sempre resistito più che poteva: golden share (ENEL, ENI, etc.), fondazioni bancarie, pseudo-privatizzazioni (FFSS, Finmeccanica, etc.) sono  la longa manus della politica sull'economia e sull'intreccio di affari, spesso malaffare, che pervade ancora l'economia italiana.
Tutto questo è risultato in una mega presa in giro dell'italico investitore che sì è buttato a capofitto in quanto il governo di volta in volta proponeva con esiti, a volte, nefasti (ah, ma qui la colpa è dei mercati, dell'11 settembre, della crisi internazionale, del complotto, etc. etc.).
Certo è che
  1. il debito pubblico non è diminuito, e non è un problema né risolto, né in via di soluzione;
  2. la concorrenza è forse aumentata, non in tutti i settori, ma comunque senza portare i benefici auspicati, sia in termini di migliori servizi sia in termini di minori prezzi, anzi spesso il servizio è peggiorato ed i prezzi aumentati (vedi per esempio il caso delle FFSS, dove, a parte l'alta velocità che è un servizio pagato con ulteriori iniezioni di capitale pubblico e non con il miglioramento dell'efficienza delle FFSS, non ci sono investimenti atti a migliorare il servizio ed i costi per i clienti sono in continuo aumento).
Sarà quindi l'Italia ad andare prossimamente in default? Non si sa: di certo si sa che le politiche fatte fin'ora non hanno fatto niente per evitarlo e quindi, nel caso, dei colpevoli ci saranno (i governi degli ultimi 15 anni almeno).
Il contatore è lì speriamo si fermi e poi retroceda perché ci sono più entrate che uscite, se si fermasse perché nessuno vuole più concederci credito vorrebbe dire che il default è arrivato e si fermerebbe per sempre.

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